Dati empirici e metodologia virtuale: modellare la variazione linguistica oggi







Abstract

La variazione linguistica è una delle principali sfide teoriche e metodologiche della descrizione scientifica di una lingua. Sebbene alcuni modelli si siano affermati con grande successo nel discorso e nell’insegnamento accademico (cf. Koch/Oesterreicher 1990 sulla scia di Coseriu 1980), devono essere rivisti criticamente e fondamentalmente.

Tre aspetti in particolare richiedono una nuova modellazione:
(1) la concezione, la relazione e la operativizzazione delle dimensioni di variazione;
(2) il massiccio aumento dei dati empirici;
(3) la gestione dei media virtuali che Internet ci offre.

Per quanto riguarda il primo punto (1), sorgono diverse questioni sostanziali che riguardano la gerarchia delle dimensioni, l’attribuzione dei marcatori e la costruzione multidimensionale delle varietà (cf. Krefeld 2018a); pare indispensabile la raccolta di dati percezionali (cf.Krefeld/Pustka 2024a). Rispetto al punto (2) sono necessarie soluzioni generiche per strutturare i corpora di dati in modo coerente e compatibile. Infine, devono essere sviluppate piattaforme nel senso di (3), dove i corpora di dati sono offerti su Internet in condizioni FAIR (cf. Krefeld/Lücke 2020b). Questo acronimo inglese richiede che i dati siano reperibili (F = findable), accessibili (A = accessible), tecnicamente utilizzabili (I = interoperable) e disponibili a lungo termine (R = reusable). Uno sguardo ai corpora non più accessibili (cf. CLIP) mostra quanto sia ancora precario lo status delle pubblicazioni linguistiche in Internet. 

Alla luce di progetti geolinguistici (cf. VerbaAlpina, AsiCa2.0), illustriamo come potrebbe essere realizzata una piattaforma varietistica che risponde ai criteri indicati sopra. 

1. La sfida

La variazione è una delle più grandi sfide della linguistica: è l'espressione permanente ed evidente del cambiamento linguistico e quindi si contrappone alle teorie che presuppongono sistemi funzionali omogenei e consistenti. Questo perché le sezioni dinamiche della realtà sociale non sono facili da modellare. Sebbene alcune proposte, in particolare quella di Koch/Oesterreicher 1990, si siano affermate, non si tratta di soluzioni definitive. Piuttosto, è opportuno portare avanti la discussione. Occorre considerare tre aree: le dimensioni della variazione (DEFAULT), la crescente base empirica (DEFAULT) e lo sviluppo dei media virtuali (DEFAULT).

2. Le dimensioni della variazione

Lo schema di base della variazione può essere formulato in modo universale e si può applicare a numerose discipline: una variante astratta appare in più varianti concrete. Ciò significa che le varianti sono prodotte materialmente e possono essere percepite, mentre la variabile è un costrutto teorico che si sottrae alla percezione immediata. Le varianti linguistiche hanno una forma articolata e auditiva e un contenuto comprensibile; sono oggetto della cognizione individuale. Sia la forma che il contenuto possono variare. Ecco un esempio:

2.1. Schema elementare della variazione: variabili e varianti

variabile (astratta) 
 
varianti (concrete)
forma contenuto
participio passato di vedere perduto oggetto
alienabile non più a disposizione
ha perso/perduto una chiave
oggetto
inalienabile non più a disposizione
ha perso/perduto una gamba
perso
Tabella 1: una variabile con varianti

 

Il contenuto delle forme linguistiche è complesso perché comprende una funzione grammaticale (appartenenza a una parte di discorso) e un significato lessicale. Inoltre, sono associate a numerose varianti anche informazioni supplementari che le caratterizzano nella cognizione del locutore. Queste varianti sono dette  marcate.

2.2. Varianti marcate e non marcate

  contenuto
funzione sistemica significato
lessicale
informazione supplementare
(marcatura)
variante non marcata + +  
marcata + + +
Tabella 2: contenuto più complesso delle varianti marcate

Le informazioni supplementari che specificano la marcatura  sono assegnate a diverse dimensioni di variazione, cioè:

  • origine regionale/locale dell parola (diatopico)
  • ceto sociale del locutore/della locutrice (diastratico)
  • situazione communicativa (diafasico/stilistico)
  • età del locutore/della locutrice (diagenerazionale)
  • sesso del locutore/della locutrice (diasessuale)
  • media usati (diamesico): orale spontaneo (-) vs. media (+); termine ‘diamesico’ per qualisiasi tipo di produzione linguistica (lingua scritta e lingua parlata) fuorviante
    ⇒ il parlare a voce autentica (uso orale non generato da tecnologie) ≠ mediale (nessun media impiegato)
‘diamesico’ media
orale spontaneo -
orale sintetizzato +
scritto (a mano, stampato, digitato)
Tabella 3: ‘diamesico’ - un termine fuorviante

 

Va aggiunta la competenza del locutore/della locutrice, ossia l'acquisizione della lingua come L1 / L2, e il suo repertorio che può essere monolingue, bilingue o plurilingue.

2.2.1. Esempio 

Le designazioni per ‘persona maschile giovane’ forniscono un esempio illustrativo:

variabile (significato) 
 
 
varianti
non marcato marcato
  dimensione
‘persona maschile giovane’ ragazzo    
  guaglione diatop. (NA)
  toso diatop. (sett.)
    monello ?
Tabella 4: variabile con varianti marcate e non marcate

I grandi dizionari danno spesso informazioni sulla marcatura. Tuttavia, non ci si può fidare e non è raro che le informazioni rilevanti manchino. Si solleva dunque la questione fondamentale di come si possa determinare la marcatura di un’unità lessicale o di una costruzione. La linguistica percezionale offre risposte sotto forma di vari test e metodi di raccolta dei dati.

come scoprire le marcature e attribuirle alle varianti
⇒ linguistica percezionale

(cf. Long/Preston 2002, Long/Preston 2003, D'Agostino 2002Krefeld/Pustka 2010fKrefeld/Pustka 2014bKrefeld/Pustka 2024a, Pustka/Chalier/Jansen 2024)

Alla luce della linguistica percezionale, la marcatura si rivela dipendente dal soggetto. Soprattutto, occorre distinguere due prospettive, quella interna o emica, cioè degli infomanti che usano loro stessi le rispettive forme (autopercezione) e quella esterna o etica, ossia degli informanti  che le conoscono solo da altri parlanti o forse non le conoscono affatto (eteropercezione). Possiamo allora precisare la tabella 2: 

  contenuto
funzione sistemica significato
lessicale
informazione supplementare
(marcatura)
emica e/o etica
variante non marcata + +      
marcata + + +/-   +/-
Tabella 5: contenuto più complesso delle varianti marcate

Le differenze tra percezioni emiche ed etiche sono molto interessanti perché richiamano l'attenzione sulle variazioni regionali nella lingua standard: Le caratteristiche corrispondenti non sono marcate nella prospettiva emica, ma sono marcate diatopicamente nella prospettiva etica. Un possibile esempio (da verificare con test) è l'uso settentrionale dell'articolo definito prima dei nomi maschili:

variabile:
uso dei nomi maschili
senza articolo con articolo marcatura
emica e/o etica
variante non marcata Carlo (non c’è)        
marcata   il Carlo (non c’è) - diatop. (?)
+ diafas. (?)
  + diatop. (?)
- diafas. (?)
Tabella 6: esempio ipotetico di marcatura emica e/o etica 

2.3. Varietà

La tradizione della varietistica si è affermata nel contesto germanofono della romanistica con l'etichetta ‘Varietätenlinguistik’ e non con quella più generale di ‘Variationslinguistik’ (usata piuttosto nella germanistica). L'obiettivo specifico della ‘Varietätenlinguistik’ è proprio la descrizione (o meglio: la costruzione) di varietà, cioè di gruppi di varianti con marcature della stessa dimensione, generalmente cooccorrenti nei discorsi e testi (cf. Dufter/Stark 2003). La tabella seguente dà alcuni nomi di varietà frequenti: 

alcune dimensioni di marcatura   alcuni nomi di varietà
spazio/localizzazione (diatopico) dialetto
ceto sociale (diastratico) socioletto
situazione communicativa (diafasico/stilistico) stile
modo di produzione (voce autentica - media) parlato - scritto, spedito
Tabella 7: dimensioni di variazione e varietà correspondenti

Sembra essere però una concezione semplicista perché esistono varietà ibride costituite da marcature pluridimensionali, come i dialetti o anche il linguaggio parlato. La ‘Varietätenlinguistik’ era il prodotto di uno sviluppo paradossale. Il modello e il prototipo della varietà erano i dialetti, la cui esistenza è sempre stata evidente. Successivamente, anche i dialetti sono stati classificati come varietà, come fosse evidente, e nello stesso tempo, la dialettologia veniva integrata alla linguistica delle varietà:

Questo passaggio è ingannevole sotto due aspetti:

(1) I dialetti sono sostanzialmente diversi dalle altre varietà perché rappresentano sistemi semiotici completi; sono intere lingua caratterizzate anche da una variazione interna più o meno vistosa.

(2) La variazione nello spazio, cioè le varianti con marcatura diatopica, riguarda non solo i dialetti ma anche lo standard che è regionale fin a un certo punto.

Ma la linguistica delle varietà ha avuto un forte impatto anche sulla metodologia dialettologica, dando vita a una dialettologia pluridimensionale (cf. Thun u.a. 1989, ALSSottile 2019aAsiCa2.0ALiB). In definitiva, però, si dovrebbe parlare di una geolinguistica pluridimensionale o, meglio ancora, di una varietistica dello spazio comunicativo:

Dalla dialettologia alla varietistica dello spazio comunicativo

3. Dati empirici

Quando la linguistica delle varietà è nata, esistevano solo pochissimi corpora che si dovevano analizzare manualmente. Nel frattempo, la quantità del materiale parlato è aumentata enormemente. Alcuni di questi sono corpora stampati, altri sono disponibili online. Inoltre, esistono ampie quantità di dati che non sono generalmente accessibili (come i corpora dell’ALS). Una panoramica dei corpora italiani molto utile (però non più aggiornata da qualche anno) si trova ai seguenti siti della FU di Berlino:

4. La visione di una piattaforma FAIR

La quantità di dati raccolti è in netto contrasto con la loro eterogeneità e spesso scarsa accessibilità. La situazione di alcuni corpora più recenti è particolarmente precaria. Un esempio famoso è proprio il primo corpus dell’italiano parlato, che ha costituito la base del Lessico di frequenza dell’italiano parlato (LIP), curato da Tullio De Mauro. È stato pubblicato su cd-rom come supplemento al dizionario stampato, cosa decisamente innovativa per l'epoca (1993). Ciò che manca alla ricerca è una struttura online che riunisca tutti i possibili corpora, siano essi già digitali o originariamente stampati e retrodigitalizzati, e che sia allo stesso tempo aperta ad ospitare corpora futuri. Una tale piattaforma ideale, ma tecnicamente realizzabile (cf. Krefeld/Lücke 2023), sarebbe un osservatorio online dell’italiano attuale.

La condizione: essere FAIR

Molti progetti potrebbero contribuire alla sostanza dell'osservatorio. Ma il vero obiettivo non sono i progetti in sé, bensì i singoli dati che forniscono. Il requisito fondamentale è quello di trasformare ogni singolo dato - ogni tipo lessicale e ogni costruzione - in oggetti digitali indipendenti che possono essere trattati singolarmente. In altre parole, i corpora devono essere preparati per un uso generale sul web. Le condizioni tecniche e giuridiche corrispondenti sono definite dai cosiddetti principi FAIR (cf. Krefeld/Lücke 2023a). Questo acronimo inglese è composto dalle prime lettere di quattro concetti fondamentali per la gestione dei dati di ricerca: essi richiedono che i dati siano Findable ‘rintracciabili’ (F), Accessible ‘accessibili’ (A), Interoperable ‘interoperabili’ (I) e Reusable ‘riutilizzabili’ (R).

4.1. Un esempio: il lessotipo guaglione/guagliona

Il modo in cui queste regole normative vengono affrontate sarà illustrato di seguito con l'esempio del lessotipo guaglione. Ci si chiede quale status varietistico possa essere attribuito a questo tipo sulla base dei dati disponibili.

Da un lato ne troviamo parecchie tracce in internet, come mostrano le occorrenze (selezionate) nella tabella seguente:

fonte marcatura indirizzabile.
lessico Nuovo De Mauro
https://dizionario.internazionale.it/parola/guaglione
+ diatop. (NA) +
Leo
https://dict.leo.org/italienisch-deutsch/guaglione
+ diatop. (mer.)
+ diastrat./diafas. ("ugs.")
+
Battaglia
https://www.gdli.it/pdf_viewer/Scripts/pdf.js/web/viewer.asp?file=/PDF/GDLI07/GDLI_07_ocr_99.pdf&parola=guagli%C3%B3ne
+ diatop. -
atlante AIS
https://navigais-web.pd.istc.cnr.it?map=45
+ diatop. -
corpus LIP
https://www.volip.it/
? -
canzone Aurelio Fierro  (1956)
https://www.youtube.com/watch?v=Gd5ruDr1KKE

Gigi d’Alessio (2015)
https://www.youtube.com/watch?v=gW45Sy0vDfw
Pino Daniele (1979)
https://www.youtube.com/watch?v=Q7AhN4O0i-g
  +/-1
film Giorgio Simonelli
https://it.wikipedia.org/wiki/Guaglione_(film)
+ diatop. (NA) +/-
Domenico Paolella (1958)
https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Non_sono_pi%C3%B9_guaglione&oldid=137625328
?
testo giornal. https://www.radionapoli.it/encyclopedia/guaglione/ + diatop.
- diastra.2
+/-
https://www.operaclick.com/biografie/jos%C3%A9-carreras3 + diafas. +/-
Tabella 8: alcune tracce online del lessotipo guaglione/guagliona

Dall’altro canto esistono tracce non connesse, come nel caso illustrativo del già menzionato LIP,  ora consultabili al sito VoLIP4:

"Il corpus [= VoLIP ; ThK] presenta varietà diafasiche, diatopiche e diamesiche.

Per quanto riguarda la variazione diafasica e diamesica, i testi sono suddivisi in 5 gruppi: A) conversazioni faccia a faccia; B) conversazioni telefoniche; C) scambi comunicativi bidirezionali con alternanza di turno predefinita, come interviste, dibattiti, interazioni in aule scolastiche, esami orali, ecc.; D) monologhi, come letture, sermoni, discorsi, ecc.; E) programmi radiofonici e televisivi. I testi contenuti nei gruppi A e B appartengono a registri sia formali sia informali, mentre i testi dei gruppi C, D ed E sono registrati prevalentemente in contesti pubblici, in cui si adottano registri formali." (https://www.volip.it/)

A un esame più attento questo portale fornisce una sola statistica per le 4 sezioni di Milano, Firenze, Roma e Napoli: 

[variable guaglione/guaglione]

Interroga per Lemmi e Forme [voce guaglione]

Pos Lemma Form A B C D E Total
Noun GUAGLIONE @guagliuni@ 0 1 0 0 0 1
Noun GUAGLIONE @guaglio'@ 0 1 0 0 0 1
Noun GUAGLIONE @guaglione@ 0 0 1 0 0 1
Noun GUAGLIONE @guagliune@ 0 1 0 0 0 1
Interroga per Lemmi e Forme [voce guagliona]
Noun GUAGLIONA @guagliona@ 2 1 0 0 0 3
Noun GUAGLIONA @guaglione@ 0 1 0 0 0 1
Tabella 9: varianti del lessotipo  guaglione/guagliona nel corpus LIP <https://www.volip.it/interroga-per-lemmi-e-forme/risultati>
Si noti, del resto, che la variante italianeggiante guaglione, con la <o>, è attestata nel  gruppo C, più formale di A, B; si può quindi concludere che la marcatura è diafasica e forse diastratica. Ma la variabile/le entrate non indirizzabili. La tabella è neanche collegata con le occorrenze nei testi e nessuna concordanza viene offerta.

Se diamo un’occhiata ai contesti, in cui il lessotipo è documentato vengono fuori bei materiali per una eventuale applicazione percezionale, se ci si concentra sulle varianti cooccorrenti di guaglione. In un testo giornalistico menzionato nella tabella che usa guaglione con marcatura dialettale implicita (NA; https://www.radionapoli.it/encyclopedia/guaglione/) spicca l’uso del passato remoto:

"Che la storia di Guaglione sarebbe stata quella di una canzone di successo si capì sin dal suo debutto. Composto da Nicola Salerno (Nisa) e Giuseppe Fanciulli, il brano trionfò al Festival di Napoli del 1956, cantato da Grazia Gresi e Aurelio Fierro, che ne fece un suo cavallo di battaglia dopo aver lanciato, due anni prima, anche Scapricciatiello.
La sua immediata popolarità fu senza dubbio agevolata dall’arrangiamento musicale, centrato su una melodia molto orecchiabile e su uno spensierato andamento a tempo di fox moderato. Anche per questo entrò subito in hit parade, risultando poi il secondo tra i singoli più venduti di quell’anno, preceduta da Maruzzella.
Come era prassi in quel periodo per i brani di successo, Guaglione ispirò un film, omonimo, diretto da Giorgio Simonelli e con un giovane Terence Hill nei panni del protagonista. Nella pellicola l’esecuzione della title-track è affidataClaudio Villa: il Reuccio canta davanti ad un locale di piazza dei Martiri, accompagnato dai “posteggiatori” Raffaele e Mario Vezza. Il film ebbe un ottimo riscontro di pubblico, tanto che nel 1958 ne fu realizzato un sequel, intitolato “Non sono più guaglione”, con Sylva Coscina. [...]"

Si pone immediatamente la questione di sapere quale marcatura debba essere attribuito al passato remoto, Diatopica, perché il tempo è usato molto frequentemente in napoletano e nell'italiano regionale meridionalein genere, o diafasica, perché corrisponde allo standard tradizionale della lingua scritta?

Sarebbe inoltre interessante sapere se il passato remoto nell'autopercezione emica (a differenza dell'eteropercezione etica) sia marcato o meno e per che tipo di parlante ecc

4.2. La doppia prospettiva di un osservatorio variazionale ipotetico

Per concludere, c è da segnalare un'altra opzione che un osservatorio online dovrebbe offrire, ovvero una doppia direzione di interrogazione che tenga conto sia della semasiologia che dell'onomasiologia. Il primo permette la ricerca di forme linguistiche e fornisce i contenuti associati, mentre il secondo permette la ricerca di contenuti (funzioni e concetti) in senso opposto e fornisce le forme linguistiche associate. Entrambe le direzioni d'interogazione devono basarsi su unità di riferimento che abbiano un valore generale e indipendente dai singoli progetti. Queste unità di riferimento sono dette dati di autorità (in ted. Normdaten). Al livello semasiologico, una buona parte di esse può essere ricavata dai grandi dizionari (cfr. i lessici della tabella 9). Sarebbe però meglio di servirsi di identificatori indipendenti da pubblicazioni commerciali (editoria classica) come sono i LIDs dei progetti Wikimedia. L'ultima tabella indica il cammino che dovremmo seguire:

variabile (lessotipo)
 
Wikidata property
 
varianti 
 
forma referenza
guaglione
LID
‘variety [‘Variante’] of lexeme,
form or sense’, QID:
https://www.wikidata.org/wiki/Property:P7481
guagliune
LID
TEENAGER
QID

Q1492760

guagliò
LID

semasiologico
   
onomasiologico
filtri di ricerca
Tabella 10: Schema della variazione applicata a Wikidata

 

Bibliografia

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  • VoLIP = De Rosa, Aurelio / Alfano, Iolanda: Il corpus VoLIP (Voce del LIP), 2014 (Link).
Il segno simboleggia che il testo in cui occorre il lessotipo viene identificato, ma non lo stesso tipo.
Si nota che guaglione è molto spesso accompagnato da aggettivi positivi (buono, bravo, fortunato ecc.), cf. Pino Daniele (1979): Chillo è nu buono guaglione https://www.youtube.com/watch?v=Q7AhN4O0i-g
Ecco la citazione: "Sorpreso e lusingato, il tenore guardò verso l’alto e face un mezzo inchino per ringraziare.    Ecco, se vogliamo capire davvero Carreras bisogna partire da questo gesto. Certo, le sue interpretazioni erano spesso improntate allo stile colloquiale da “bravo guaglione”, ma l’uomo era un autentico signore e legatissimo alla poetica romantica del bel gesto. Quella poetica che Victor Hugo aveva portato all’apice con la celebre battuta del suo Anthony quando il protagonista assassinava l’amante all’approssimarsi del marito e per giustificare la scabrosa scena diceva: “mi resisteva, l’uccisi”.  (https://www.operaclick.com/biografie/jos%C3%A9-carreras)
La prima versione internet del LIP, il CLIP è disattivato da qualche anno.

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