1. Toponimi su base appellativa
In una prospettiva semiotica e semantica, nomi propri e nomi appellativi sono chiaramente separati tra di loro. I nomi propri identificano elementi singolari della realtà: individui umani, luoghi, fiumi specifici ecc. La loro funzione è esclusivamente referenziale. I nomi appellativi, invece, designano in modo astratto intere classi o categorie di elementi. Essendo il progetto Verba Alpina dedicato al lessico appellativo, i toponimi non hanno importanza sostanziale
Nella prassi quotidiana, la differenza tra i due tipi di nomi è meno evidente, perché gli appellativi hanno non di rado una funzione onomastica. Questo è vero soprattutto per i lessemi molto frequenti con significati elementari, in modo che i nomi, soprattutto i toponimi, sono spesso generici e triviali, nonostante si riferiscano a luoghi molto specifici. Ecco un esempio tedesco del Salisburghese, trovato presso Weißbach bei Lofer ( cf. la mappa). Si tratta di una cima, il cui nome è motivata da un laghetto vicino. La cima si chiama Seehorn, cioè ‘corno del lago’, e in modo circolare il nome della cima motiva a sua volta il nome del lago, detto Seehornsee, cioè ‘lago del corno del lago’:
La stessa costellazione appare nel parco naturale del Diemtigtal, comune di Zweisimmen, cantone di Berna (Svizzera; mappa interattiva https://www.verba-alpina.gwi.uni-muenchen.de/?page_id=133&db=231&tk=4896&layer=1); la forma Hore è la variante alemannica di ted. Horn ‘corno’:
Probabilmente eistono parecchi casi analoghi sotto forma di un vero e proprio circolo toponomastico.
L’esempio mostra che nomi generici, semanticamente non specifici, sono perfettamente normali in sincronia. In diacronia, tuttavia, l'origine appellativa di un toponimo è spesso nascosta. Una ragione potrebbe essere che un appellativo viene conservato in funzione toponomastica, mentre non viene più utilizzato in funzione appellativa, come nel caso del lat. vīcus ‘gruppo di case, paese’ che è sopravvissuto solo in alcuni toponimi spagnoli, francesi e italiani, ma non nelle rispettive lingue standard.
I due aspetti sopra menzionati dei toponimi, da un lato la loro base appellativa elementare e dall’altro la loro conservatività, sono di particolare importanza per la toponomastica alpina innanzi nelle parti oggi tedescofone e slovenofone, cioè nella Romania perduta alla quale ci limiteremo di seguito.
La natura conservativa dei toponimi suggerisce che parecchi nomi del sostrato latino-romanzo (e prelatino) sopravvissero al cambio di lingua verso il germanico e lo slavo. Esistono infatti alcuni esempi evidenti di questa origine sostratica, come dimostra uno sguardo ai nomi documentati sulla Tabula Peutingeriana (intinerario del IV sec. d.C.; link) che sono stati trasferiti nel database di VerbaAlpina, come mostra la mappa seguente:
Sono però pochi i toponimi documentati in antichità e molto spesso l’etimologia dei toponimi attuali è problematica e discutibile. In una prospettiva storica e, soprattutto, storico-linguistica, si possono quindi distinguere due scenari fondamentalmente diversi.
2. Scenario toponomastico I: origine dal sostrato e continuità evidente
Si parla di continuità evidente quando un toponimo tramandato dall'antichità è ancora più o meno chiaramente riconoscibile nel toponimo attuale (tipo 1.1), come nel caso di Matreio (Tabula Peutingeriana), oggi Matrei sul versante Nord del Brennero (<https://www.verba-alpina.gwi.uni-muenchen.de/it?page_id=27&noredirect=it_IT&db=xxx&tk=4906>).
Questa evidenza si riscontra anche se si sono conservati solo singoli costituenti del nome antico o se il costituente conservato è stato eventualmente ampliato da un costituente tedesco, ad esempio nel caso di Parteno (Tabula Peutingeriana), oggi Partenkirchen (<https://www.verba-alpina.gwi.uni-muenchen.de/it?page_id=27&noredirect=it_IT&db=xxx&tk=4908>).
Ma una continuità evidente si manifesta anche quando un toponimo può essere ricondotto a un appellativo latino-romanzo, che si riferisce a una realtà storico-archeologica del luogo, assicurata da testimonianze architettoniche o archeologiche (tipo 1.2). Indizi preziosi sono forniti dai resti archeologici delle infrastrutture romane; molto utile per la localizzazione dei toponimi nel contesto dei reperti archeologici è l'esauriente portale vici.org, che fornisce mappe interattive. Un bell’esempio è il nome del minuscolo villaggio di Strad, che si trova vicino a Imst, in Tirolo, direttamente sulla Via Claudia Augusta, una delle più importanti vie romane transalpine:
Tuttavia, l'infrastruttura romana archeologicamente documentata nella regione alpina si differenzia in modo molto marcato dal resto della Romania perduta; in particolare, mancano – probabilmente per motivi geografici – tracce delle fattorie di campagna (villae rusticae; cf. REWonline <https://www.rew-online.gwi.uni-muenchen.de/?id_entry=59093>), altrove molto numerose. Sull'appellativo villa(m) vanno citato i nomi tedeschi del tipo Weil, alemanno Wil/Whyl che si trova spesso anche in composti (cf Krefeld 2020s, http://www.kit.gwi.uni-muenchen.de/?band=spaetantik-fruehmittelalterliche-kontinuitaet-in-der-romania-submersa&v=0#subchapter:3-4-villae14). Non di rado, questi nomi sono confermati da prove archeologiche. Eccone qualche esempio: Weil vicino Landsberg am Lech (Oberbayern). Nell'area di questo comune è stata attestata archeologicamente l'esistenza di una villa rustica romana (cf. <https://de.wikipedia.org/wiki/Villa_rustica_(Weil)>), come anche a Wartaweil (<https://vici.org/vici/56900/>) e Rottweil (<https://vici.org/vici/14456/>). Tracce di insediamenti romani (forse una villa rustica) sono state trovate anche a Weil am Rhein (cfr. <https://de.wikipedia.org/wiki/Weil_am_Rhein>), a Weisweil presso Whyl a nord del Kaiserstuhl (<https://vici.org/vici/8573/>) a Wil in Argovia (cfr. <https://de.wikipedia.org/wiki/Wil_AG>), ecc. La situazione è sostanzialmente simile per quanto riguarda il latino vīllāris (cfr. <http://www.zeno.org/Georges-1913/A/villaris>), che è sopravvissuto nella forma ted. Weiler (alem. Wiler), un toponimo estremamente frequente. Se anche in questo caso possiamo ipotizzare una continuità linguistica nell'area di contatto linguistico della Romania perduta la continuità georeferenziale a livello locale va valutata con maggiore cautela, poiché Weiler non è solo un toponimo in ted. (e in alcune lingue romanze; cfr. REW - online 9332 <https://www.rew-online.gwi.uni-muenchen.de/?id_entry=30660>), ma anche un appellativo (cf. Pfeifer 1993 al sito <https://www.dwds.de/wb/Weiler>). Quindi bisogna considerare anche la possibilità di denominazioni locali senza continuità locale, che sono state assegnate dopo che l'appellativo era lessicalizzato nel rispettivo dialetto tedesco.
In genere, anche a prescindere dalle villae rusticae, le Alpi si distinguono dalle zone circostanti per una densità di reperti romani molto più bassa. La mappa panoramica di vici.org è decisamente chiara:
3. Scenario toponomastico II: origine dal sostrato e continuità possibili ma problematiche
Di particolare importanza per la descrizione storica della toponomastica alpina è il secondo scenario, che riguarda le spiegazioni dal sostrato possibili ma problematiche. Una tale continuità problematica o ipotetica può essere assunta a certe condizioni, se le forme di nome odierne possono essere derivate dal latino-romanzo per motivi linguistici, mentre non sono documentate in loco predecessori antichi che possano essere considerati come etimi.
3.1. Toponimi senza spiegazione plausibile dal tedesco
Tuttavia, è opportuno specificare queste condizioni per definire gradi di plausibilità. Il tipo più plausibile e storicamente più probabile si fonda sui tre criteri seguenti (tipo 2.1):
- nessuna etimologia germanica o slava adeguata;
- esistenza di un’etimologia latino-romanza semanticamente e foneticamente plausibile;
- esistenza di forme romanze corrispondenti (cioè dalla stessa etimologia), se possibile nei dialetti romanzi più vicini.
Ecco un’ esempio addatto che adempie a tutte e tre le condizioni. L’atlante linguistico del Vorarlberg (VALTS IV, mappa 73) attesta il tipo morfo-lessicale Teie(n) come nome d’alpeggio nei paesi Langwies (Grigioni), Steeg e Häselgehr (Tirolo). Si tratta di un appellativo obsoleto conservato in funzione toponomastica, ma ben vivo in altri dialetti alemanni e bavaresi (tirolesi). Secondo gli sviluppi della fonetica storica, il tipo potrebbe essere un prestito del romanzo tegia ‘cascina di montagna’ di origine prelatina (*tegia). Il tipo è abbastanza comune nei dialetti romanzi delle Alpi centrali come evidenzia la mappa VerabAlpina corrispondente (fig. 7).
Capita però, che una delle tante fonti di VerbaAlpina fornisca informazioni onomastiche. Un esempio è il riferimento in VALTS (IV, 73) all’uso di una forma come nome d’alpeggio, altrimenti comune come appellativo. Si tratta proprio del tipo prelatino *tegia, ben attestato nelle Alpi centrali e orientali. Ecco un estratto della mappa VerbaAlpina accennata:
3.2. Nomi con spiegazioni concorrenti dal tedesco e dal sostrato
Più incerti sono i toponimi che possono essere formalmente derivati dal tedesco - e anche non necessariamente senza plausibilità semantica - ma per i quali esistono allo stesso tempo equivalenti sufficientemente simili e semanticamente più plausibili negli attuali dialetti alpini romanzi (tipo 2.2).
3.2.1. Il tipo Aich
Il toponimo Aich o il costituente toponimico Aich-/-aich [aɪç]/[aɪχ] (<https://www.geonames.org/search.html?q=Aich&country=DE>), si trova solo nel Baden-Württemberg, in Baviera a sud del Danubio e in Austria, cioè nella Romania perduta (<https://www.geonames.org/search.html?q=Aich&country=AT>). Nelle Alpi è attestato un Aich in Austria (vicino a Schladming):
Inoltre esiste il toponimo omofono Eich nelle stesse aree (<https://www.geonames.org/search.html?q=Eich&country=DE>) e frequentemente in Isvizzera (<https://www.geonames.org/search.html?q=Eich&country=CH>) - cioè sempre nella Romania perduta - ma occasionalmente anche in Meclemburgo, Turingia e in Assia oltre il Limes, cioè fuori dalla Romania perduta. Si pongono ora tre domande:
- Si dovrebbe vedere in entrambe le forme varianti puramente grafiche di uno stesso tipo etimologico?
- Si devono attribuire categoricamente le differenti forme (grafiche) a due (o più) tipi etimologici?
- Dobbiamo ipotizzare due (o più) tipi etimologici che, tuttavia, non possono essere chiaramente ricondotti a una o all'altra forma?
La risposta immediata alla prima domanda sarebbe quella di considerare la forma Aich come una variante puramente grafica di Eich e di assumere come unico etimo il ted. Eiche ‘quercia’. Ma questa ipotesi ignora la distribuzione dominante di entrambi i tipi nella Romania perduta. In alternativa, non sarebbe convincente escludere categoricamente la derivazione dal tedesco e attribuire entrambe le varianti a un’ etimologia alternativa. Piuttosto, vista la distribuzione areale, sembra sensato ipotizzare un secondo tipo etimologico e vedere Aich come una variante del toponimo Aachen che rappresenta una etimologia dal sostrato evidente, cioè il toponimo lat. Aquis [Granni]. Esso non è documentato in antichità bensì dal 8° sec. in poi, ma bene motivato archeologicamente dalle terme romane (cf. anche i toponimi francese, Aix-la-Chapelle, e italiano, Aquisgrana). Pare dunque lecito considerare anche Aich una derivazione dal latino aqua (e precisamente dal ablativo plurale aquis in funzione locativa). La forma Aich si adatta anche molto bene agli equivalenti romanzi in ladino e friulano (ega, ɛga, aga), non molto distanti dal punto di vista geografico. Si veda il seguente estratto da AIS 1037 ACQUA:
La perdita della vocale finale e la desonorizzazione seguente della consonante finale secondaria corrispondono alle regole della fonetica storica del tedesco (cf. lat. lactūca ‘lattuga’ > tedesco Lattich).
3.3. Nomi senza spiegazione plausibile dal tedesco e senza equivalenti romanzi attuali
I nomi più problematici (tipo 2.3) sono quelli per i quali non esistono equivalenti
- né in altri dialetti tedeschi o sloveni,
- né nell'area limitrofa, oggi romanzofona, cosicché si devono assumere etimologie latine o prelatine, che non sono sopravvissute nel romanzo stesso né in funzione toponomastica né appellativa.
Un esempio illustrativo è la derivazione del toponimo tirolese Arzl (all'imbocco della valle Pitz) < lat. arcella ‘piccolo campo militare’ (in Fritz o.J. a); questa suggestione è ripresa in Wikipedia con il significato leggermente modificato di ‘piccolo castello’ (cf. <https://de.wikipedia.org/wiki/Arzl_im_Pitztal#Ortsname>). Implicitamente, quindi, si ipotizza un diminutivo di latino arx ‘altezza solida, - collina, - altezza montana, fortezza, cittadella, castello, roccaforte’ (cf. Georges <http://www.zeno.org/nid/2000222982X>).
L'etimologia proposta è indubbiamente possibile e si adatta bene anche ai “resti di una fortificazione” di epoca romana (Fritz, n.d.) che sono stati scoperti nel villaggio. Tuttavia, sorge un’obiezione fondamentale, in quanto l’etimo arx non si è conservato come appellativo in nessuna parte della Romania (in REWOnline 2022, 613 troviamo arcĕlla 'piccola scatola' evidentemente omonima, perché il suo significato non si adatta al toponimo). Le ricostruzioni del tipo (2.3) devono essere considerate come ultima ratio e vanno evitate se possibile. Nel caso di Arzl si dovrebbe invece ipotizzare un’etimologia del tipo (2.2) e vedere in questo toponimo una corrispondenza all’ita. argine ‘terrapieno costruito lungo le rive di un corso d’acqua’, per il quale sono attestate diverse varianti in italiano antico (il TLIO ha registrato arçaro, arçer, arçero, argele, argeli, argene, argiele, argigni, argili, argine, argini; cf. anche venez. àrzare in Boerio 1867, 45 [<https://archive.org/details/dizionariodeldi00boergoog/page/n48/mode/2up>]). Toponimi corrispondenti di questo tipo esistono anche in Italia (<https://www.geonames.org/search.html?q=argine&country=IT>, <https://www.geonames.org/search.html?q=arzare&country=IT>); tutti risalgono a derivazioni del lat. arger 'diga, bastione'. (Georges <http://www.zeno.org/nid/20002226154>, <https://www.geonames.org/search.html?q=argile>), che rappresenta una variante sinomina del lat. agger (Georges <http://www.zeno.org/nid/20002200511>). Altri due toponimi Arzl designano un quartiere di Innsbruck e un gruppo di case vicino a Lesach nel Tirolo orientale (Osttirol; cf. <https://www.openstreetmap.org/login?cookie_test=true&referer=%2Fedit#map=15/46.99116/12.64298>), essi si possono ritenere etimologicamente simili.
La tabella seguente schematizza i tipi onomastici delineati:
tipi toponomastici attuali |
criteri | continuità | |||
(i) topon. doc. in antichità |
(ii) reperti archeol. |
(iii) appell. sostrat. |
(iv) topon. romanzi correspond. |
||
(1.1) | (+) | (+) | (+/-) | (+/-) | evidente |
(1.2) | (-) | (+) | (+) | (+) | |
(2.1) | (-) | (-) | (+) | (+) | plausibilità decrescente ⇓ ⇓ ⇓ |
(2.2) | (-) | (+) | (+) | (-) | |
(2.3) | (-) | (-) | (+) | (-) | |
tipi toponomastici |
3.3.1. Addensamenti areali
Notevoli sono le aree in cui si accumulano toponimi che possono essere spiegati dal substrato, come sarà illustrato dall'esempio del Karwendel.
3.3.1.1. Karwendel
3.3.2. Commenti etimologici
3.3.2.1. Esempi del tipo 2.1 (senza spiegazioni tedesche)
- Juifen < lat. iugum 'giogo' (cfr. Georges s.v.)
L'origine romanza del nome di montagna Juifen non può essere ragionevolmente messa in dubbio; ci sono diversi paralleli romanci nelle varianti Juf (4 attestazioni su <https://search.ortsnamen.ch/de?query=juf>) e giuv (15 attestazioni <https://search.ortsnamen.ch/de?query=giuv>).
In Alto Adige si trova il passo Jaufen (in it. monte Giovo). - tutte le forme citate risalgono al latino iugum ‘giogo’ (cfr. Georges s.v.).
Juifen non è stato più compreso dopo l'abbandono del bilinguismo medievale e non è stato quindi sostituito dalla variante ted. Joch (< lat. iugum), che compare in numerosi altri nomi di montagne del Karwendel; non è possibile stabilire in modo definitivo se quest'ultimo sia da considerarsi un calco di prestito. Un’indicazione in questa direzione è il fatto che il latino iugum significa sia ‘giogo’ che ‘montagna’ (cfr. Georges s.v.), mentre né l'inglese yoke (secondo l’Oxford English Living Dicionary né lo svedese ok (secondo lo Svenka Akademiens Ordbok) sono usati per formazioni topografiche.
- Larchet < lat. acc. laricem (larix) + suffisso -ētum ‘lariceto’
La spiegazione di Larchetalm è semplice: si basa sul nome latino del larice (accusativo laricem di larix), in connessione con il suffisso -ētum, quindi laricētum ‘bosco di larici’. L'equivalente romancio grigionese laret è ben attestato come nome di luogo (62 attestazioni su <https://search.ortsnamen.ch/de?query=laret>).
- Pleisenspitze < prelat. *blese ‘ripido pendio erboso’
Anche la provenienza di Pleisenspitze è molto chiara; il primo costituente appartiene al prelat. *blese ‘ripido pendio erboso’. Le varianti romancie blaisch, blais, bleis, bleisa (cfr. [[Bibl:DRG]] 2, 373) sono molto ben attestate nella toponomastica (Blaisa 4 attestazioni nel Samnaun <https://search.ortsnamen.ch/de?query=Blaisa>; Blais 118 attestazioni nei Grigioni <https://search.ortsnamen.ch/de?query=Blais>; Pleise 1 volta nell'area ora germanizzata dei Grigioni <https://search.ortsnamen.ch/de/record/3059903/>).
- Hochgleirsch < lat. glarea ‘ghiaia’ + -iciu
La derivazione di Gleirsch dal latino glarea ‘ghiaia’ + -iciu con il consueto spostamento dell'accento sulla prima sillaba è foneticamente poco problematica e semanticamente appropriata; tuttavia, esistono solo pochi equivalenti romanzi; Ortsnamen.ch documenta tuttavia il toponimo romancio Glaretsch a Disentis e a Pfäfers (ormai germanizzato) nella valle del Reno di Coira (cfr. <https://search.ortsnamen.ch/de?query=glaretsch>) e Chiareggio in Val Masio e Valmalenco (prov. di Sondrio <https://www.geonames.org/search.html?q=chiareggio&country=>).
- Lafatscher < lat. lapathium ‘acetosa’
La derivazione di questa forma, che designa alpeggi (Lafatscher Hochleger, L. Niederleger) e montagne (Kleiner L., Großer L.), è foneticamente convincente: si basa sul nome romanzo di una pianta molto caratteristica dei pascoli alpini, il rumex alpinus (detto anche rabarbaro alpino; <https://it.wikipedia.org/wiki/Rumex_alpinus>), cioè romancio lavazzas (3 attestazioni su <https://search.ortsnamen.ch/de?query=lavazzas> e 3 al singolare <https://search.ortsnamen.ch/de?query=lavazza>) o lavazas [una attestazione] e lavattas [una attestatzione]. In questo caso, però, la variante ladina dolomitica lavać è più vicina di queste romancie, come mostra il seguente estratto della mappa AIS; tutte le forme risalgono al latino lapathium ‘acetosa’ (cfr. Georges s.v.).
- Vereiner Alm < lat. vēr ‘primavera’ (Georges s.v.) + suffisso -ānum
Questo nome trova tre corrispondenti diretti nei Grigioni (Vereina con 2 attestzioni nella parte attualmente germanofona dei Grigioni, cioè a Klosters e nel Safiental; il termine designa valli e alpeggi; si tratta indubbiamente di una derivazione dal latino vēr ‘primavera’ (cfr. Georges s.v.) con il suffisso -ānum, che è anche alla base, ad esempio, dello spa. verano ‘estate’ (cfr. REW 2916). È curioso, tuttavia, che il lat. vērānum non sembra essere sopravvissuto come appellativo né nel romancio dell'area alpina né nell'italoromanzo tranne corso e sardo (cfr. AIS 312).
- Christlum < lat. crĭsta ‘cresta’ + lŏnga ‘lunga’
La prima componente del nome Christlum potrebbe essere facilmente identificata con il romancio cresta (fra. crète) ‘cresta’ (< lat. crĭsta; cfr. Georges s.v.) molto frequente. Solo nei Grigioni, si trovano 354 attestatzioni su <https://search.ortsnamen.ch/de?query=cresta>; si aggiungono le varianti crasta (84 attestazioni in Alta Engadina <https://search.ortsnamen.ch/de?query=crasta>), craista (41 in Bassa Engadina) e crista, grestis nella parte alemannica (4 attestazioni al lago di Walen e nella Valle del Reno di Coira <https://search.ortsnamen.ch/de?query=crista>).
Questa forma di base è spesso specificata nei nomi romanzi da aggettivi posposti, che rappresentano categorie molto elementari, in particolare COLORE, FORMA e DIMENSIONE. Così, tra i nomi romanzi dei Grigioni, c'è anche craista lunga o cresta lunga; è proprio questa collocazione a cui il nostro Christlum può essere facilmente ricondotto - del resto, anche il genere femminile (si dice in ted.: die Christlum ‘la C.’) è a favore della etimologia romanza suggerita, che è anch'essa femminile.
3.3.2.2. Esempi del tipo 2.2 (con spiegazioni concorrenti dal tedesco e dal sostrato)
In questa categoria rientrano le parole che sono formate da costituenti ovviamente tedeschi; tuttavia, la semantica crea problemi o, per dirla meglio, ci sono elementi lessicali romanzi foneticamente simili che si adattano meglio di quelli tedeschi dal punto di vista semantico. È probabile che il materiale romanzo veniva sostituito da elementi germanici foneticamente simili ma semanticamente molto diversi, qualora esso non era comprensibile a causa del cambio di lingua avvenuto nel luogo in cui è collocato il toponimo. Questa sostituzione di nomi attraverso la reinterpretazione è una forma della cosiddetta etimologia popolare; è quindi in contrasto con la continuazione di una forma non più compresa (come negli altri casi qui elencati).
- Grabenkarspitze
Si tratta di un composto di Graben ‘fosso’ + Kar ‘valle ad anfiteatro di alta quota e formatasi per erosione glaciale’ + Spitze ‘cima’. Infatti, sono frequenti i toponimi su base di Graben (1895 attestazioni su <https://search.ortsnamen.ch/de?query=Graben>). Tuttavia, questo costituente deverbale dal verbo ted. graben ‘scavare con una pala’ non è semanticamente ben motivato nelle regioni rocciose di alta montagna, dove in linea di principio non si scava in profondità. Il nome Graben è quindi da intendersi metaforicamente per una formazione topografica concava che si presenta come fosse scavata.
Ora, però, esiste una parola grava(s) ‘pietrisco’ in Alta Engadina anche greva(s) (cfr. fra. grève, gravillons), diffusa nei Grigioni. u ortsil portale toponomastico svizzero fornisce 43 attestazioni di gravas (<https://search.ortsnamen.ch/de?query=gravas>), registrazioni di gravas nella parte romancia dei Grigioni e altre 12 di grevas in Engadina (<https://search.ortsnamen.ch/de?query=grevas>), 15 di grèves nella Svizzera francofona (<https://search.ortsnamen.ch/de?query=gr%C3%A8ves>) ecc.
Forme fonetiche direttamente corrispondenti si trovano anche in toponimi tirolesi, come la Grawagrube ‘conca Grawa’ e la Grawa Alm ‘alpeggio Grawa’ nello Stubaital:
Si tratta senz’altro di una radice prelatina anche se non necessariamente gallico come propone il REW 3851 (<https://www.rew-online.gwi.uni-muenchen.de/?id_entry=56392>).
Il secondo costituente, l’appellativo Kar, merita pure una breve osservazione; è molto frequente in toponimi delle Alpi settentrionali tedeschi e austraci, cioè nelle montagne di calcare, come anche il Karwendel. Ma il formativo torna sul versante sud (Karerpass,Caravanche) e aldilà delle Alpi nei nomi dei Carpazi (ted. Karpaten) e dell'isola greca di Scarpantos (in greco Κάρπαθος, Kárpathos) - anche essi di calcare.
- Krapfenkarspitze
Un caso simile è quello della Krapfenkarspitze, il cui primo costituente potrebbe essere interpretato come crap ‘pietra, sasso’ (< prelat. *krapp- ‘roccia’); questo tipo, con 963 attestazioni solo nei Grigioni (<https://search.ortsnamen.ch/de?query=crap>) rappresenta una parola alpina paradigmatica (cf. Krefeld 2021l). Il cambiamento crap [-p] > Krapf [-pf] corrisponderebbe al seconda rotazione consonantica.
4. Prospettiva
Il messaggio di questo piccolo contributo, che potrebbe essere ampliato con numerosi esempi, è chiaro: la toponomastica alpina richiede una documentazione ampia e macroregionale. Tale obiettivo va realizzato con un database collaborativo e online (magari sul modello di Verba Alpina). Questo è l'unico modo per presentare tutti i dati disponibili in modo sinottico e cartografico; ci permette inoltre di rilevare le varianti dialettali, che quasi sempre mancano nella cartografia ufficiale. Una parte del materiale toponomastico è già disponibile per l'integrazione digitale, soprattutto grazie all'esemplare progetto svizzero Ortsnamen.ch. Una pubblicazione isolata di segmenti microscopici non corrisponde più alle nostre possibilità mediche (cf. Krefeld 2023b).
Bibliografia
- Boerio 1867 = Boerio, Giuseppe (31867 [1829]): Dizionario del dialetto veneziano, con l'indice italiano-veneto, Venezia, Giovanni Cecchini (Link).
- DTT = DTT (o.J.): Dizionario Toponomastico Trentino (Link).
- Fritz o.J. a = Fritz, Michael (o.J.): Arzl im Pitztal, in: Geschichte Tirol. Nordtirol - Südtirol - Osttirol, Innsbruck (Link).
- Krefeld 2020s = Krefeld, Thomas (2020): Spätantik-frühmittelalterliche Kontinuität in der Toponymie der Romania Submersa, in: Korpus im Text, vol. 12, München, LMU (Link).
- Krefeld 2021l = Krefeld, Thomas (2021): Voci alpine, in: Metodologia, VerbaAlpina-it 23/1 (Link).
- Krefeld 2023b = Krefeld, Thomas (2023): ‘Publikation’ geht in Revision, in: Korpus im Text, Serie A, 104645, München, LMU (Link).
- Ortsnamen.ch = Ortsnamen.ch: Das Portal der schweizerischen Ortsnamenforschung (Link).
- REWOnline 2022 = REWOnline (2022): Zacherl, Florian: Digitale Aufbereitung des Romanischen etymologischen Wörterbuches von Wilhelm Meyer-Lübke, München (Link).
- TLIO = Leonardi, Lino (2017): Tesoro della Lingua Italiana delle Origini Il primo dizionario storico dell'italiano antico che nasce direttamente in rete fondato da Pietro G. Beltrami. Data di prima pubblicazione: 15.10.1997 (Link).
- VALTS IV = Gabriel, Eugen / Klausmann, Hubert / Krefeld, Thomas (1991 ff.): Vorarlberger Sprachatlas. Band 4. Wortgeographie I, Bregenz, Vorarlberger Landesbibliothek.
- Verba Alpina = Krefeld, Thomas / Lücke, Stephan (2014-): VerbaAlpina. Der alpine Kulturraum im Spiegel seiner Mehrsprachigkeit, München (Link).
- vici.org = Voorburg, René (2014): veni, vidi, [wi:ki:]. Atlas zur Archäologie des Altertums (Link).