Roberto Sottile †

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Roberto Sottile, mit dem wir wissenschaftlich und auch freundschaftlich seit 20 Jahren verbunden waren, ist Anfang August 2021 im Alter von 51 Jahren vollkommen unerwartet verstorben. Er hat in diesem Portal die oben genannten, bemerkenswerten Beiträge verfasst.

Zur Erinnerung an diesen ebenso vielfältigen wie souveränen Wissenschaftler veröffentlichen wir hier zwei Nachrufe von Vito Matranga und Francesco Scaglione (beide ebenfalls KiT-Autoren). Für die Bereitstellung der Texte und des Photos danken wir Robertos Frau, Eugenia Capitummino.

Roberto Sottile, con il quale abbiamo condiviso un legame scientifico e di amicizia per 20 anni, è scomparso inaspettatamente nei primi giorni di agosto 2021 all'età di 51 anni. All'interno di questo portale Roberto ha scritto i notevoli contributi sopra menzionati.

In memoria di questo scienziato polivalente e di grandi capacità, pubblichiamo qui due necrologi di Vito Matranga e Francesco Scaglione (anch'essi autori di KiT). Desideriamo inoltre ringraziare la moglie di Roberto, Eugenia Capitummino, per aver messo a disposizione i testi e la foto.

Thomas Krefeld | Stephan Lücke

 

In memoriam (I)

Il 7 agosto 2021 è venuto a mancare, all’età di 51 anni, Roberto Sottile, professore associato di Linguistica italiana dell’Università di Palermo.

Contemporaneamente alle impegnative ricerche sul campo su alcune varietà linguistiche dell’Etiopia sud-occidentale, alle quali dedica la sua tesi di dottorato (conseguito nel 2003 presso L’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”), Roberto Sottile approda al cantiere dell’Atlante Linguistico della Sicilia, diretto da Giovanni Ruffino, dove inizia la sua attività di formazione e di ricerca nell’ambito dialettologico, dando immediatamente prova del suo impegno, della sua passione e del rigore metodologico, con la pubblicazione, insieme ad altri brevi saggi, del suo primo volume dedicato al Lessico dei pastori delle Madonie (CSFLS, Palermo 2002). L’area linguistico-culturale delle Madonie (Roberto Sottile è nato e vissuto a Caltavuturo), costituirà un campo privilegiato per i suoi primi approcci al lessico siciliano (che culmineranno nei due volumi dedicati al Lessico della cultura dialettale delle Madonie, scritti nel con Massimo Genchi nel 2010 e nel 2011), ma anche per originali riflessioni sui dialetti nello spazio “naturale”, oltre che culturale (Può la montagna (protetta) nuocere ai dialetti? esperienze del parco delle Madonie, in G. Marcato G., a cura di, “I dialetti e la montagna”, Atti del convegno. Sappada\Plodn-Belluno, 2 – 6 luglio 2003, Unipress, Padova 2004, pp. 11-22; Lingue e culture della montagna: le Madonie nell’esperienza dell’Atlante Linguistico della Sicilia (ALS), in «Bollettino dell’Atlante Linguistico Italiano», 39, III Serie, 2015, pp.147-159; Patrimonio culturale, patrimonio ambientale, cultura dialettale: la distruzione della “Rocca çiaccata”, in Sicilia, tra toponomastica e mnemoclastia, in Atti del VI Convegno A.L.Ba, ‘Dialetti: per parlare e parlarne’, Potenza, Matera, Acerenza, 10-12 aprile 2019, in stampa).

Il suo interesse nei confronti delle “parole” (e delle “cose”) del siciliano non si limita certamente all’area madonita né al solo approccio lessicografico, ma si estende, in diverse occasioni, anche all’ordine storico-etimologico, particolarmente in quello relativo all’esperienza araba (Il “Siculo-Arabic” e gli arabismi medievali e moderni di Sicilia, in «Bollettino del Centro di studi filologici e linguistici siciliani», 24, 2013, pp.131-178; Arabismi di ambito agricolo e alimentare in Sicilia e nel Mediterraneo, in C. A. Vitti e J. A. Tamburri, a cura di, “The Mediterranean Dreamed and Lived by Insiders and Outsiders”, Bordighera Press, New York 2017, pp. 169-185; Arabismi siciliani tra Oriente e Occidente. Migrazioni nel Mediterraneo plurilingue, in «Dialoghi mediterranei», 2017). Insieme a G. Ruffino, nel 2015 pubblica, nell’apposita collana del CSFLS destinata alla Scuola, il volumetto Parole migranti tra oriente e occidente. Ancora su quest’ordine di interessi, pubblica, nel 2016, il volume Le parole del tempo perduto. Ritrovate tra le pagine di Camilleri, Sciascia, Consolo e molti altri (Palermo, Navarra Editore), nel quale i complessi risvolti storico-etimologico e quelli semantici e metaforici di un gruppo di parole dialettali siciliane, riscontrate nei testi di numerosi scrittori siciliani del Novecento, vengono argutamente esposti con un impianto discorsivo “leggero” quanto accattivante.

La parola dialettale nei testi letterari, in quanto «occasione della loro sopravvivenza» (A caccia di "autoctonismi" nella scrittura di Andrea Camilleri. La letteratura come 'accianza' di sopravvivenza per le parole altrimenti dimenticate (in “La linguistica in campo. Scritti per Mari D’Agostino”, a cura del gruppo di lavoro dell’Atlante Linguistico della Sicilia, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2016, pp. 195-212), costituisce un altro importante filone di interesse di Roberto Sottile, che culmina nella pubblicazione postuma del volume Sciasciario dialettale. 67 parole dalle parrocchie siciliane (Cesati Editore, Firenze, ottobre 2021).

Approccia anche le intricate trame dell’onomastica, ancora una volta a partire da evidenze territoriali (Da Trazzera Prestanfuso a Via dell’Onestà, in «Rivista Italiana di Onomastica», XXIII, 2, 2017, pp. 637; Paremiologia e toponomastica: il caso di Vera Luce, in «Rivista Italiana di Onomastica», 25, 2019, p. 782; Cabeci. Un inedito geomorfonimo montano, in «Rivista Italiana di Onomastica», 26/2, 2020, p. 850), letterarie (L’onomastica pirandelliana tra cultura dialettale e dialetto diatopicamente marcato, in «InVerbis», 9/1, 2019, pp. 179-196) e “cantate” (Nomi (e identità) di luogo nella canzone dialettale siciliana, in «Il nome del testo», 19, 2017, pp. 143-156; Nomi d’arte e soprannomi di cantautori, rapper e band della scena musicale siciliana, in «Il nome nel testo», XXI, 2019, pp. 397-412).

È propriamente il dialetto nella (e della) canzone una delle tematiche che Roberto Sottile (cantante per diletto) affronta, oltre che con il consueto rigore metodologico, con speciale passione, intuito, arguzia. Nel 2008 pubblica il breve saggio Se il lessicografo spoglia la canzone dialettale. L’apporto delle fonti “non canoniche” al Lessico della cultura tradizionale delle Madonie (in G. Marcato, a cura di, “L’Italia dei dialetti”. Atti del convegno. Sappada\Plodn-Belluno, 27 giugno -1 luglio 2007, Unipress. Padova, pp. 345-52). È il suo primo approccio, in una prospettiva ancora lessicografica, al dialetto nella canzone, che culminerà, nel 2013, con la pubblicazione del volume Il dialetto nella canzone italiana degli ultimi venti anni (Aracne editrice. Ripubblicato nel 2018 da Franco Cesati Editore con alcune integrazioni e con il nuovo titolo Dialetto e canzone. Uno sguardo sulla Sicilia di oggi), nel quale alcune centinaia di testi di artisti siciliani sono sapientemente esaminati sulla base di un articolato impianto interpretativo volto a cogliere modelli espressivi, contenutistici e motivazionali. Sarà l’occasione per allacciare rapporti (alcuni dei quali anche di intensa amicizia) con i maggiori cantautori dialettali siciliani contemporanei, che egli inviterà, in tante occasioni, nelle aule universitarie a confrontarsi soprattutto con i suoi studenti, offrendo a entrambi (cantanti e studenti) opportunità per appassionarli al rigore della riflessione dialettologica e sociolinguistica.

Il dialetto tra i giovani (oltre che dei giovani) è, infatti, per Roberto Sottile una “(pre)occupazione” non soltanto scientifica (con G. Paternostro, I soprannomi giovanili tra nickname e nciùria. Un’indagine in area palermitana, in “Dialetti e giovani”, a cura di G. Marcato, Atti del convegno. Sappada\Plodn-Belluno, 27 giugno – 1 luglio 2005, Unipress, Padova 2006, pp. 311-17; ISO 639, Yosemite e App che “parlano” dialetto. Qualche reazione e riflessione, in “Il dialetto nel tempo e nella storia”, a cura di G. Marcato, Cleup, Padova 2016, pp.335-345; con G. Paternostro, I dialetti urbani fra nuovi usi e nuovi modelli di dialettalità: le parodie siciliane di Peppa Pig, in G. Marcato, a cura di, “Dialetto. Parlato, scritto, trasmesso”, Cleup, Padova 2015, pp. 211-222), ma di sentita e convinta “missione”. Sarebbe limitante ricondurre all’impegno istituzionale della «terza missione» la viscerale “necessità” di Roberto Sottile di portare la sua esperienza di studioso al di fuori delle pagine scientifiche e delle aule universitarie: negli uditori delle tante presentazioni di volumi e/o di iniziative culturali, nelle scuole, nella radio. Basti qui ricordare la brillante, quanto impegnativa, trasmissione radiofonica Parru cu tia. I dialetti vanno in onda (su Radio Palermo Centrale nell’inverno del 2017), da lui stesso ideata e condotta, articolata in diverse rubriche su tematiche connesse all’universo dialettale (con interventi di esperti linguisti e dialettologi da ogni parte di Italia) e con uno spazio dedicato alle canzoni e ai cantautori dialettali puntualmente sottoposti a intervista.

Emerge, da quanto si è potuto riferire (ma né la bibliografia né le tante attività scientifiche, didattiche e divulgative di Roberto Sottile possono trovare completezza in poche pagine) la figura di uno studioso infaticabile e appassionato quanto rigoroso in tutti i suoi poliedrici approcci alla realtà linguistica della sua Sicilia.
Ci lascia proprio nel periodo in cui, contemporaneamente alla correzione delle bozze del suo Sciasciario dialettale , stava “promuovendo”, in un faticoso tour nella torrida Sicilia dell’estate 2021, il suo penultimo volume, Suca. Storia e usi di una parola (Navarra Editore, Palermo, giugno 2021), nel quale l’originario disfemismo palermitano viene analizzato, con il consueto rigore e la consueta arguzia argomentativa, da tutte le prospettive possibili: dalle prime attestazioni alla sua diffusione anche fuori dall’Isola, dagli usi propriamente disfemici ai vari percorsi semantici e pragmatici.

Vito Matranga (Università di Palermo)

 

In memoriam (II)

Per Roberto Sottile

Sollecitato con affetto dal gruppo di ricerca dell’Atlante Linguistico della Sicilia, mi accingo a scrivere queste poche righe per ricordare il professore Roberto Sottile – scomparso prematuramente all’età di 51 anni – cercando anche di interpretare i sentimenti di quel gruppo che per lui era una seconda famiglia.
Persona generosa e coinvolgente, studioso poliedrico e appassionato, Roberto Sottile lascia un grande vuoto negli studi linguistici e tra i colleghi e gli allievi che con lui hanno collaborato, ma anche imparato dal suo rigore e dal suo metodo, trascinati in molte occasioni dal suo incontenibile entusiasmo verso ogni aspetto che riguardasse la lingua (sia essa in forma parlata, scritta, esposta, e perfino cantata). Cercare soltanto di tratteggiare per grandi linee il suo profilo scientifico e la sua attività dentro e fuori l’accademia è – per chi lo conosceva bene – operazione assai complessa. Tantissimi i suoi interessi nel campo della linguistica (dalla dialettologia alla sociolinguistica, dall’onomastica alla semantica); vastissima e variegata la sua produzione scientifica, riflesso, in entrambi i casi, di una personalità vivace, curiosa, eclettica. Ma non soltanto ricerca: ha svolto numerosi corsi in università italiane (non solo a Palermo) e straniere dove ha trasmesso ai più giovani il senso più profondo dello studio delle lingue e delle varietà locali, come anche ha organizzato e/o animato molteplici iniziative culturali (afferenti alla cosiddetta “terza missione”) in cui si è rivolto alla gente comune con la stessa cura e attenzione con cui partecipava a convegni tra studiosi esperti del settore.
Ricerca, didattica e terza missione non sono di certo gli unici aspetti che caratterizzavano la persona di Roberto Sottile, ma costituiscono senza dubbio tre punti interdipendenti della sua attività a partire dai quali, tenterò di ricordare, con non poco dolore e in modo probabilmente incompleto, lo studioso, il maestro, l’amico.

La ricerca e la produzione scientifica

La ricerca sul campo ha rappresentato non solo il punto di partenza di Roberto Sottile, ma anche un’esperienza irrinunciabile che ha accompagnato la sua attività scientifica, sin dai tempi del dottorato a “L’Orientale” di Napoli, nel corso del quale si è dedicato allo studio delle lingue dell’Etiopia sud-occidentale tramite lunghe e costanti inchieste in loco (in tempi, inoltre, non proprio “sereni”). Il contatto diretto con il territorio e con i parlanti è il filo rosso che attraversa i suoi studi etnolinguistici sulla cultura dialettale delle Madonie, territorio a cui era profondamente legato, di cui aveva colto la ricchezza linguistica e sentito il bisogno di documentare pratiche quasi perdute. È su questa scia che si inseriscono i lavori Lessico dei pastori delle Madonie (CSFLS, 2002) e i due volumi del Lessico della cultura dialettale delle Madonie (questi ultimi scritti con Massimo Genchi; CSFLS, 2010-2011), opere di impronta lessicografica in cui emerge il suo profilo di dialettologo e geolinguista. Attraverso lo studio di pratiche e oggetti antichi, di “parole e cose”, Roberto Sottile ha documentato l’estrema variabilità linguistico-culturale della macroarea madonita, variabilità determinata dalla posizione (al confine tra diverse aree dialettali) e da un territorio geomorfologicamente disomogeneo.
Lo studio della cultura materiale, per sua natura indissolubilmente legata ai dialetti, ha spinto il linguista verso l’etimologia, scienza complessa e “tortuosa” in cui non di rado è facile cadere in errore. Roberto Sottile riesce a riannodare i fili, allentanti dal tempo, della storia (o delle storie) di termini quasi scomparsi (perché connessi a realtà culturali oramai in declino), operazione frutto di un intuito in lui innato, che poggiava però su una profonda conoscenza di ulteriori scienze complesse e “tortuose”, come la linguistica storica e la semantica. Tali competenze emergono anche negli studi di impronta toponomastica in cui il linguista, andando ben oltre un lavoro di mera raccolta, si è interrogato sulle evoluzioni dei toponimi (soprattutto di tradizionale orale) e sui processi onomaturgico-motivazionali che li hanno determinati, mantenendo sempre uno sguardo rivolto ai “luoghi” (alle caratteristiche geografiche, morfologiche e ai cambiamenti apportati dall’uomo) attraverso cui cogliere possibili intrecci tra fenomeni linguistici e aspetti extralinguistici (Da Trazzera Prestanfuso a Via dell’Onestà, 2017; Paremiologia e toponomastica: il caso di Vera Luce, 2019; Patrimonio culturale, patrimonio ambientale, cultura dialettale: la distruzione della “Rocca çiaccata”, in Sicilia, tra toponomastica e mnemoclastia, in stampa).
L’interesse per il siciliano si manifesta anche in molti lavori in cui si affronta e problematizza, sempre in prospettiva storico-etimologica, la “mediterraneità” di alcune voce dialettali, soprattutto di origine araba (Il “Siculo-Arabic” e gli arabismi medievali e moderni di Sicilia, 2013; Arabismi siciliani tra Oriente e Occidente. Migrazioni nel Mediterraneo plurilingue, 2017), voci che testimoniano le tante migrazioni e i contatti costanti che nel corso dei secoli hanno attraversato i diversi popoli e le diverse lingue che si affacciano sul Mare Nostrum. Sulla base dei medesimi presupposti, pubblica con Giovanni Ruffino il volumetto Parole Migranti. Tra Oriente e Occidente (CSFLS, 2015) in una collana pensata per la scuola.
Gli interessi di Roberto Sottile, come già detto, erano tanti. Un altro importante filone della sua produzione scientifica è costituito dagli studi sociolinguistici relativi al rapporto tra giovani e varietà locali, ai “nuovi usi” del dialetto, agli insulti e all’ideologia. In tal senso, fondamentali risultano i lavori riguardanti l’uso del dialetto nel web e in App (ISO 639, Yosemite e App che “parlano” dialetto. Qualche reazione e riflessione, 2016), nelle parodie di pubblicità famose, nei cartoni animati (I dialetti urbani tra nuovi usi e nuovi modelli di dialettalità: le parodie di Peppa Pig, 2015; con Giuseppe Paternostro) in cui ha problematizzato il “riuso” da parte delle giovani generazioni di un codice sempre meno adoperato, cercando di coglierne le motivazioni più profonde (come la riaffermazione di un’identità sopraffatta da istanze globalizzanti) e analizzando anche il tipo di varietà, le forme adoperate e i fenomeni di contatto con la lingua nazionale.
Tali aspetti rappresentano, in parte, la base su cui si fonda il suo interesse per la canzone dialettale contemporanea a cui ha dedicato, oltre a numerosi articoli, un intero saggio pubblicato nel 2013 e poi riapparso in forma integrata nel 2018 (Dialetto e canzone. Uno sguardo sulla Sicilia di oggi, Cesati, 2018). In questo studio, di impianto pluridisciplinare, vengono esaminati più di 300 testi di artisti siciliani (dai più affermati ai più emergenti) a partire dai quali l’autore propone modelli, isola categorie, tòpoi compositivi e contenutistici, scelte espressive, motivazioni della scelta dei codici, ma soprattutto analizza le produzioni attraverso le lenti del linguista che coglie ed evidenzia la variabilità del dialetto in ragione, a sua volta, della variabilità della provenienza, della competenza, della sensibilità e degli scopi dei diversi artisti. Ma è doveroso precisare che uno studio così attento e originale sulla canzone in dialetto è stato possibile grazie anche a un rapporto diretto con i cantautori e i musicisti che ha sempre incoraggiato, aiutato, coinvolto nei suoi progetti.
Scevro da qualsiasi tipo di pruderie, ma mettendo sempre al centro la lingua nelle sue diverse manifestazioni, Roberto Sottile si è anche occupato di linguaggio disfemico. Ha dedicato, infatti, tra le sue ultime opere, uno studio all’insulto palermitano Suca (Suca. Storia e usi di una parola, Navarra, 2021), in cui analizza la parola(ccia) da tutte le prospettive possibili: dalle attestazioni nelle fonti lessicografiche all’area di diffusione e irradiazione; dai valori pragmatici ai contesti d’uso; dalla prospettiva diamesica ai processi di brendizzazione per finalità commerciali.
E ancora. Un altro aspetto a cui Roberto Sottile ha risvolto il suo sguardo attento e curioso riguarda l’ideologia linguistica, interessandosi soprattutto alle nozioni e alle etichette di lingua e dialetto così come interpretate e percepite dai parlanti. Ciò lo ha spinto ad analizzare in prospettica linguistico-ideologica, movimenti e “accademie” volte alla promozione e al recupero delle lingue locali, di cui ha messo a nudo le strategie argomentative e analizzato criticamente le soluzioni proposte (soprattutto in termini di standardizzazione coatta) per la “rinascita” delle varierà locali e per la loro acquisizione da parte dei giovani (Dalla risorgenza alla restaurazione. Il dialetto tra nostalgia, rivendicazioni identitarie e appropriazioni indebite, 2021; con Giuseppe Paternostro).
Il complesso rapporto, spesso antagonistico e conflittuale, tra italiano e varietà locali ha portato il nostro studioso verso il plurilinguismo letterario, soffermandosi sulle produzioni di scrittori contemporanei (Sciascia, Consolo, Camilleri, Grasso, etc.) che tramite l’uso misto di lingua e dialetto intessono trame, caratterizzano i loro personaggi, esprimono stati d’animo e sentimenti, descrivono realtà specifiche. Lo studioso, cogliendo come le forme dialettali adoperate abbiano un “peso” e un valore diversi, ha fornito quindi categorie operative attraverso cui esaminare il pastiche linguistico e le strategie in base alle quali gli scrittori mischiano parole e codici. Ma accanto all’approccio teorico, si è soffermato sulla storia dei termini più strettamente dialettali (da lui definiti “autoctonismi”) che appaiono nella letteratura contemporanea. Ciò costituisce la base del saggio Le parole del tempo perduto. Ritrovate tra le pagine di Camilleri, Sciascia, Consolo e molti altri (Navarra, 2017) in cui l’attenzione è posta, in forma quasi narrativa, alla storia e all’etimologia delle parole più antiche e “genuine” del dialetto siciliano, parole che gli scrittori rimettono in circolo all’interno della finzione letteraria. L’opera è inoltre corredata, per ciascuna voce, dalle occorrenze del lemma nei diversi romanzi, grazie a uno spoglio effettuato da studenti e laureandi, suoi collaboratori.
Al plurilinguismo letterario è dedicata anche la sua ultima fatica, Sciasciario dialettale. 67 parole dalle parrocchie siciliane (Cesati, 2021), opera che il linguista purtroppo non avrà modo di vedere pubblicata e che rappresenta uno dei pochissimi studi riguardanti il lessico di Leonardo Sciascia. Si tratta di un lavoro attento e meticoloso vengono isolate e analizzate le parole più chiaramente dialettali (67 in totale) delle opere di un autore, la cui dialettalità (a differenza, ad esempio, di Camilleri) è spesso latente.

La didattica

L’attività didattica di Roberto Sottile inizia nel 2005 all’Università di Bengasi presso il dipartimento di Lingua e cultura italiana e continua qualche anno più tardi all’Università di Palermo dove ha insegnato linguistica italiana e dialettologia, in qualità di ricercatore prima e di professore associato dopo (aveva ottenuto anche l’abilitazione come professore di prima fascia), nei corsi di laurea in Lingue, Lettere, Italianistica e Scienze della formazione. Numerosissimi sono anche i seminari e i laboratori che ha tenuto in altri atenei italiani e stranieri (Torino, Trento, Potenza, Monaco), in centri di ricerca (Bellinzona), all’interno di attività formative dottorali o per corsi di laurea magistrale.
Le doti di studioso, evidenti nella sua produzione scientifica, si riflettono e si completano anche nel suo profilo di docente. Roberto Sottile non ha mai considerato la didattica un’attività secondaria o accessoria rispetto alla ricerca: pensare e occuparsi dei giovani era per lui un imperativo morale di cui l’università con i suoi docenti doveva farsi carico. In questa prospettiva, ha formato generazioni di studenti che a distanza di tanti anni conservano di lui un ricordo vivido, legato al suo carisma, al suo modo non convenzionale di fare lezione (in cui inseriva spesso la battuta e lo scherzo), alla sua capacità di tenere sempre alta l’attenzione e all’originalità degli argomenti trattati. Consapevole dei cambiamenti sociali e dello spaesamento che oggi più che mai accompagna i più giovani, Roberto Sottile non si è mai arroccato nel ripercorrere oziosamente corsi e tematiche ben “collaudate”, ma ha cercato canali sempre innovativi per introdurre i più giovani alla sua disciplina, offrendo nuovi strumenti con cui leggere i fenomeni linguistici. L’operazione in molti casi era tutt’altro che semplice, soprattutto quando, con lo studio dei dialetti, gli studenti sono inevitabilmente proiettati verso una dimensione temporale a loro ormai lontana. Ciononostante, lui riusciva ad appassionare allo studio delle varietà locali, facendone cogliere l’importanza e il valore formativo. Tale capacità nasceva da una riflessione costante del docente che si interrogava sull’efficacia del suo operato e su possibili soluzioni e vie alternative. Tante infatti le modalità e gli “stratagemmi” per raggiungere l’obiettivo, non per l’ultimo la scrittura di saggi come il già ricordato Dialetto e canzone che Roberto aveva pensato e rivolto non solo alla comunità scientifica, ma soprattutto ai suoi studenti, vedendo nel linguaggio musicale un possibile ponte attraverso cui avvicinare, interessare e facilitare i giovani nello studio dei dialetti.
Ricerca e didattica come facce della stessa medaglia, come momenti inscindibili della sua attività accademica. È ciò risulta ancora più vero nel momento in cui Roberto Sottile ha posto gli studenti dinnanzi alle difficoltà della ricerca linguistica attraverso attività laboratoriali, tesi di laurea e perfino coinvolgendoli nei suoi progetti. Riconoscere e registrare le parole dialettali nei romanzi di autori plurilingui, redigere una voce etimologica, svolgere piccole inchieste sul campo, analizzare corpus di testi scritti o parlati, indicizzare concetti per la cartografazione digitale, erano tra le attività previste nei suoi corsi o affidate a studenti laureandi sulla base delle loro inclinazioni. Il suo obiettivo era offrire gli strumenti della ricerca e soprattutto responsabilizzare e far comprendere l’importanza del rigore e del metodo. Lezioni, queste, che i suoi studenti, insieme al suo sorriso e alla sua simpatia, non dimenticheranno mai.

Terza missione

Terzo, ma non ultimo, aspetto che caratterizzava la figura e l’attività di Roberto Sottile era la cosiddetta terza missione, da lui intesa e vissuta come un’occasione per creare reti, portare avanti progetti per le comunità e favorire momenti di riflessione nel e per il territorio. Sempre disponibile a partecipare a iniziative culturali tra le più diverse (anche a quelle più minute e di poca rilevanza mediatica), aveva capito quanto fosse importante portare e diffondere la cultura. La cultura, infatti, era per lui bellezza e l’unico vero strumento per smuovere le coscienze e per dare nuovo impulso a quelle aree dell’isola più svantaggiate e spopolate. È in questa chiave che, ad esempio, si è fatto promotore per la creazione di un Parco letterario nel piccolo centro di Aliminusa, dedicato a Giovanni Giuseppe Battaglia, giovane poeta e scrittore locale scomparso anch’egli prematuramente.
Ma gli appuntamenti culturali fuori dall’accademia, in realtà, non sono mai pienamente scindibili dalla sua attività scientifica e dalla sua passione verso le lingue e i dialetti. Da buon ricercatore sul campo, ritornare a quei luoghi e tra quelle persone da cui aveva raccolto materiale prezioso per i suoi studi, era per Roberto Sottile un dovere morale: che fosse una tavola rotonda, un festival, una riunione informale tra pochi, erano tanti i momenti in cui ha reso partecipi le comunità delle sue ricerche, rendendo la linguistica e la dialettologia vicina alla gente comune e sottolineandone la ricchezza storica e sociale.
La necessità e soprattutto l’utilità di parlare anche a un pubblico non esperto, ma che oggi più che mai mostra interesse verso le varietà locali, è stato il motivo principale per intraprendere nel 2017 l’esperienza della radio. Ideatore e conduttore della trasmissione Parru cu tia. I dialetti vanno in onda (su Radio Palermo Centrale), Roberto Sottile pensò questo programma con due obiettivi fondamentali: da un lato, parlare dei dialetti secondo una prospettiva scientifica (seppur divulgativa), offrendo quindi un punto di riferimento per tutti i curiosi e gli amanti delle varietà locali; dall’altro, dare spazio ad artisti (a volte, poco noti, ma di valore) che usano il codice tradizionale per comporre i loro testi. Il programma articolato in varie rubriche, infatti, prevedeva una o più tematiche connesse ai dialetti, con interventi di esperti linguisti e dialettologi da ogni parte di Italia, e uno spazio dedicato, invece, ai cantautori neodialettali, ai loro progetti e soprattutto alle ragioni che portano alla scelta del dialetto come mezzo di espressione artistica.

La scioltezza e la naturalezza mostrate da Roberto Sottile nel corso delle diverse puntate erano frutto di una pianificazione massima. Tante le ore passate a individuare gli argomenti migliori, a preparare scalette e perfino a scegliere le canzoni più adatte da mettere in onda: l’obiettivo era quello di evitare qualsiasi tipo banalizzazione o, ancora peggio, di diffondere un’idea del patrimonio linguistico locale come qualcosa di esclusivamente folcloristico, annichilendone in questo modo il senso del suo studio. Grazie alla trasmissione, nel 2018 ottenne il Premio speciale della Giuria “Salva la tua lingua locale”, istituito dall’Unione Nazionale delle Pro Loco (in collaborazione con altri enti culturali), per aver contribuito a far conoscere l’eterogenità del patrimonio linguistico italiano.
Roberto Sottile era uno studioso infaticabile e rigoroso, ma soprattutto una persona unica. La sua assenza è incolmabile e il rammarico per tutto ciò che aveva ancora da offrire come uomo e linguista è forte. Resta adesso il ricordo, ma soprattutto l’affetto per Roberto e, quello, come il suo modello di uomo e studioso, accompagnerà per sempre le nostre vite.

Francesco Scaglione